Oggi il professore Paolo Giaccone ucciso, l'11 agosto di 39 anni fa da Cosa Nostra, è stato ricordato intorno alle 10.30 davanti alla stele di pietra eretta in suo onore al Policlinico di Palermo in via del Vespro 129. Il professore era stato scelto dal tribunale di Palermo come consulente dopo un lungo percorso di studi che lo avevano portato ad essere esperto in molte branche della medicina legale, tra cui: balistica, criminologia, tanatologia, analisi della paraffina ed ematologia forense. Negli anni settanta aveva fondato a Palermo - insieme ad altri professionisti - l’AVIS (Associazione Volontari Italiani Sangue) e a lui erano state affidate le autopsie di decine di vittime di mafia, comprese quelle del presidente della Regione Siciliana, Piersanti Mattarella, dei magistrati Gaetano Costa e Cesare Terranova, del colonnello e del capitano dei carabinieri Giuseppe Russo ed Emanuele Basile, nonché del giornalista Mario Francese. Il suo lavoro lo aveva sempre portato avanti con solerzia fino a che rimase ucciso, poco dopo le 8 del mattino dell'11 agosto del 1982, per mano di Salvatore Rotolo, killer di Cosa Nostra. Il movente? Giaccone aveva presentato una perizia che indicava Giuseppe Marchese (esponente della famiglia mafiosa di Corso dei Mille e nipote del boss Filippo Marchese e condannato all'ergastolo nel 1987 al termine del maxi processo di Palermo) come uno degli esecutori della cosiddetta Strage di Natale, avvenuta nel dicembre del 1981 a Bagheria, in cui erano state uccise quattro persone. A seguito della perizia Giaccone aveva prontamente respinto le numerose minacce che stava ricevendo, anche da parte dell'avvocato difensore di Marchese, per "aggiustare" l'esito del suo lavoro. Non poteva accettare quel compromesso morale. La sua vita era animata da una profonda etica e il professore annoverava tra le virtù, oltre che di un medico anche, l'esperienza, il buonsenso, la riservatezza, la serietà, l'umiltà e "la valutazione dell'interesse pubblico e dell'interesse del singolo nelle varie contingenze della professione quotidiana". Parlava anche della "necessità di seguire la professione di medico", accettando "non solo di risolvere tutte le difficoltà tecniche di questa insostituibile attività, ma anche di adempiere a tutti i doveri connessi, enormemente maggiori dei pochi diritti concessi". Da queste profonde considerazioni discende un ideale di professionista (e non solo di medico), elevatissimo, moralmente integro, in tutto dedito ai bisogni degli altri. Un ideale che Cosa Nostra ha voluto sopprimere non solo decidendo l'eliminazione di Giaccone ma anche dando un segnale sul piano culturale e morale: chi si oppone alla logica della contiguità e dell'omertà viene eliminato. Il 1982 è stato un anno che molti ricordano per i mondiali di calcio in Spagna vinti dagli azzurri di Bearzot ma purtroppo è stato anche un periodo di sangue e profonda sofferenza e; se non fosse stato per uomini come Pio La Torre, Carlo Alberto dalla Chiesa, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e Paolo Giaccone quelle parole che sapevano, e sanno di resa, avrebbero vinto sul senso della legalità e della giustizia. E oggi, grazie a loro, possiamo testimoniare che non è così.
L'ex ispettore della Dia Pippio Giordano: "Giaccone modello di vita. Esempio per le nuove generazioni"
"Il diniego del professore Paolo Giaccone rappresenta per intero l'espressione genuina della legalità. Il professore Paolo Giaccone poteva, se avesse voluto, scrivere il falso. E invece non lo fece". Sono state queste le parole di Pippo Giordano, ex ispettore della Dia, la cui vita si è intrecciata in più punti con l'omicidio del medico. Aveva visto lui il cadavere quella mattina, arrestato Salvatore Rotolo e incontrato Pino Marchese. "Giaccone dovrebbe essere un modello di vita, un esempio per le nuove generazioni - ha ribadito l'ex ispettore -. Il suo martirio dovrebbe essere oggetto di studio in tutte le scuole di ordine e grado", ha affermato Giordano, in una riflessione pubblicata su PalermoToday. "L'11 agosto del 1982 venne assassinato il professore Paolo Giaccone, per mia sfortuna i miei occhi videro il suo cadavere: non era né il primo né l'ultimo che vidi per le vie e le piazze di Palermo. L'omicidio di Giaccone avvenne poco prima di quello del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Perché fu brutalmente assassinato a colpi di arma da fuoco il professore Giaccone? Perché, da grande galantuomo, si rifiutò di 'aggiustare' l'esito di una perizia dattiloscopica, legata ad un'impronta ritrovata sull'auto usata per compiere la 'strage di Natale', avvenuta a Bagheria il 25 dicembre del 1981. Dopo la strage fu arrestato Pino Marchese, rampollo di una nota famiglia mafiosa, cognato di Leoluca Bagarella, a sua volta cognato di Totò Riina. Ebbene l'impronta individuata dal professore Giaccone apparteneva proprio a Pino Marchese e l'assoluto diniego da parte di Giaccone di modificare l'esito spinse Cosa nostra ad ucciderlo". "Il killer, ha detto Giordano, "condannato all'ergastolo per l'omicidio del professore si chiama Salvatore Rotolo, detto 'anatreddu'. Per inciso, il commissario Beppe Montana ed io con la nostra sezione, dopo un appostamento durato ore - era una domenica mattina - all'interno di un anonimo furgone, arrestammo l'anatreddu assieme ad un altro mafioso latitante. Quindi conoscevo bene sia Salvatore Rotolo che Pino Marchese. Quando poi andai alla Dia, incontrai nuovamente Pino Marchese che nel frattempo si era pentito". "Io penso che lo Stato e i palermitani siano in debito con il professore Giaccone: non viene ampiamente riconosciuto l'alto senso del dovere che dimostrò con fermezza. Credo che spesso tutti abusiamo della parola 'legalità', ma il diniego posto in essere da Paolo Giaccone rappresenta per intero l'espressione genuina della legalità. Tanti giovani che non hanno vissuto quella stagione di sangue con centinaia e centinaia di morti ammazzati non possono capire che il gesto del professore Giaccone fu esemplare. Un gesto nobile che è una pietra miliare e un punto di riferimento quando si parla di onestà. Io vorrei dimenticare - ha concluso Giordano - tutti i crimini che i miei occhi hanno visto, ma è un lusso che non posso permettermi".
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