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L'Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ha dato esecuzione ad un provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione - con il quale, su proposta del Questore di Palermo, è stato disposto nei confronti di Gaetano Fontana, classe '76, la confisca di beni per un valore complessivo stimato di circa 2 milioni di euro. Nello specifico, i beni confiscati, già oggetto dei provvedimenti di sequestro eseguiti dalla Polizia di Stato nel marzo e nel giugno del 2019, sono rappresentati da 3 beni immobili ubicati a Milano, 6 rapporti finanziari ammontanti complessivamente a circa 50.000 euro, nonché da una impresa commerciale attiva nel settore della gioielleria, con sede a Milano nel cosiddetto "Quadrilatero della moda", formalmente intestata alla convivente, ma di fatto riconducibile a Fontana. Oggetto della confisca è anche il pertinente complesso aziendale della suddetta impresa, vale a dire numerosi orologi di lusso, gioielli (orecchini, collane, bracciali e anelli in materiali e pietre preziosi), nonché gemme sfuse, alcuni dei quali rinvenuti a seguito delle operazioni di perquisizione e sequestro eseguite dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo presso le abitazioni di Gaetano Fontana stesso e dei suoi germani Angelo e Rita Fontana, nell'ambito dell'operazione "Coffee Break'' nel maggio 2019. L'odierno provvedimento è stato notificato in carcere a Fontana, in quanto lo stesso si trova attualmente in stato di detenzione in esecuzione della misura della custodia cautelare in carcere ,applicatagli per i reati di cui agli art. 416 bis co. 2 c.p., per avere diretto ed organizzato con ruolo apicale la famiglia mafiosa dell'Acquasanta, nonché per reati relativi al trasferimento fraudolento di valori e per diverse ipotesi di intestazione fittizia di beni. Gaetano è figlio di Stefano Fontana, classe '55, deceduto nel settembre 2013, già reggente della famiglia mafiosa "Arenella - Acquasanta", condannato in via definitiva per il reato di cui all'art. 416 bis c.p. e legato da rapporti di parentela anche con Vincenzo Galatolo, classe '44, quest'ultimo reggente della famiglia mafiosa del quartiere Acquasanta di Palermo, condannato all'ergastolo per l'omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base dell'acclarata pericolosità sociale, qualificata dall'appartenenza al sodalizio mafioso di Cosa Nostra sono stati svolti ,dagli agenti dell'Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ,articolati accertamenti patrimoniali nei confronti del suo nucleo familiare che hanno permesso di evidenziare una notevole sproporzione economica tra i redditi dichiarati, ben inferiori alle ordinarie spese di mantenimento di una famiglia e gli investimenti patrimoniali effettuati, invece, per l'acquisto dei beni oggetto dell'odierna confisca. Alla luce di tali accertamenti è stato possibile dimostrare come tali beni, sebbene fittiziamente intestati alla sua convivente ,fossero in realtà riconducibili a Fontana e potessero evidentemente ritenersi frutto del reimpiego delle ricchezze illecitamente accumulate, derivanti dall'attività delittuosa svolta in qualità di appartenente all'associazione di stampo mafioso Cosa Nostra. Sulla base di questi elementi si è fondata la proposta di applicazione dell'odierna misura patrimoniale della confisca avanzata dal Questore di Palermo, alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo ,che si pone in continuità con la costante azione della Polizia di Stato per l'aggressione dei patrimoni di origine mafiosa, con l'obiettivo di liberare l'economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità organizzata.

Foto © Imagoeconomica


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