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Oggi, 30 Giugno 2021, ricorre il 58° memoriale dedicato al ricordo della strage avvenuta a Ciaculli (Zona Sud-Est di Palermo): quel giorno si arrivò all'epilogo della prima guerra di Mafia, che vide come protagonista Cosa Nostra.
Si trattò più precisamente di un conflitto tra chi aveva il comando nel territorio di Palermo Centro (Angelo La Barbera e suo fratello Salvatore La Barbera) ed il capo mafia di Ciaculli (Salvatore Greco “Cicchiteddu”). Quella mattina del 30 giugno 1963 arrivò una telefonata anonima nella questura di Palermo, avvertendo le forze dell’ordine della presenza di una Alfa Romeo Giulietta sospetta lungo la statale Gibilrossa-Villabate, nei pressi di Ciaculli. La notte stessa, esplose un’altra auto, davanti all'autorimessa del boss Giovanni Di Peri, che causò il crollo del primo piano dello stabile, provocando la morte di due civili innocenti. Sono 7 gli agenti che si recarono sul luogo: il Tenente dei Carabinieri Mario Malausa, i Marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Marino Fardelli, il Maresciallo dell’Esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci. La squadra di carabinieri mandata sul posto, all'arrivo trovò sul sedile posteriore della Giulietta una bombola di gas agganciata ad una miccia. A quel punto, dopo aver sgomberato l’area, intervennero gli artificieri dell'Esercito, i quali disinnescarono l'ordigno e rassicurarono gli agenti sulla non pericolosità dell'auto. Quest’ultimi quindi, continuarono ad ispezionare l’auto quando, uno di loro, il Tenente Mario Malausa, aprendo il cofano, attivò il meccanismo, innescando l’esplosione di tutto il tritolo contenuto nell’automobile. Proprio in questa esplosione: i 7 agenti persero la vita. La strage di Ciaculli funse da campanello d’allarme agli occhi dello Stato. Nei giorni successivi all’accaduto tutti i giornali cominciarono a parlare di questo atto mafioso brutale ed al funerale degli agenti coinvolti parteciparono più di 100 mila persone, facendo così pressione sulle Istituzioni: In effetti, dopo la prima settimana, venne istituita la prima Commissione Parlamentare Antimafia. In quei giorni ci fu una dura reazione dello Stato, che arrivò ad arrestare circa 2.000 uomini di mafia. Di fronte a tale mobilitazione Cosa Nostra decide di ritirarsi e di sparire: in quel periodo personaggi del calibro di Buscetta, o lo stesso Salvatore Greco, come tanti altri membri di Cosa Nostra, fuggirono all’estero. Le indagini sulla Strage di Ciaculli vide come sospettati i mafiosi Pietro Torretta, Michele Cavataio, Tommaso Buscetta e Gerlando Alberti, mandanti della morte del boss Salvatore Greco, il quale aveva già subito nello stesso anno, un attentato alla propria abitazione, demolita anch’essa da un’automobile carica di tritolo. Nessuno degli indagati venne rimandato a giudizio. Ma è proprio Tommaso Buscetta che nel 1984 divenne collaboratore di giustizia, ed aiutò gli inquirenti a far luce sulla strage: secondo il pentito, l’unico responsabile della strage, sarebbe stato Michele Cavataio "Il Cobra", mandato a eseguire l'attentato contro Greco per far ricadere la responsabilità sui fratelli La Barbera. Dietro Cavataio, ci sarebbero state alcune famiglie mafiose della zona nord-ovest di Palermo che volevano opporsi al potere della prima Commissione (Cupola Mafiosa che coinvolge l’alleanza tra gli uomini di mafia Siciliani, con quelli Americani). Nonostante le rivelazioni di Buscetta, non venne accertato nulla e soprattutto di questa strage nessun membro di Cosa Nostra è stato mai condannato. Un’ennesima strage, quella di Ciaculli, che sacrificò vite innocenti di veri servitori dello Stato, i quali affrontarono faccia a faccia la criminalità organizzata fino al loro ultimo istante di vita. E come tutti i giorni, specialmente oggi va a loro il nostro pensiero, a questi 7 uomini, che tutti i giorni ispirano i giovani, a combattere la Mafia e tutto il male che semina.

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